È passato esattamente un mese da quando la NASA ha annunciato la scoperta di un pianeta “gemello della Terra”, notizia che ha avuto come di consueto la sua eco mediatica che ha fatto il giro del web e dei media tradizionali. Analizziamo più da vicino come si è arrivati ad una tale scoperta i cui risultati sono riportati su Astronomical Journal.
Lo studio degli esopianeti inizia proprio 20 anni fa con la scoperta di 51 Peg b, un gioviano caldo situato in un’orbita che viene compiuta in poco più di 4 giorni attorno alla sua stella ospite. Questa scoperta venne seguita da una serie numerosa di gioviani caldi, caratterizzati da diversi valori del periodo orbitale, che vennero identificati grazie alle misure della velocità radiale (o metodo Doppler).
Il satellite Kepler misura la luminosità delle stelle. Quando un pianeta passa di fronte al disco stellare visto dal satellite, viene prodotto un piccolo impulso. Dalla serie di impulsi registrati è possibile verificare l’esistenza di pianeti di tipo terrestre e ricavare le informazioni relative alla loro dimensione e periodo orbitale. Credits: NASA Ames and Dana Berry

Ma, forse, il risultato più esaltante, e quello che ci riguarda più da vicino, rimane senz’altro la scoperta di un numero consistente di pianeti analoghi al sistema Terra-Sole. Il concetto di zona (o fascia) abitabile è in continua evoluzione: esso rappresenta l’intervallo di distanze dalla stella ospite dove l’acqua può ancora rimane allo stato liquido sulla superficie di un pianeta roccioso. Per essere un po’ più precisi, gli astronomi parlano di “zona abitabile ottimistica” che nel caso di una stella come il Sole è rappresentata da quella fascia interplanetaria ideale delimitata nella parte più interna dall’orbita di Venere e nella parte più esterna dall’orbita di Marte. In altre parole, la zona abitabile ottimistica si trova all’interno di un intervallo che va dal 20% a circa il 180% della radiazione solare a cui è soggetta la Terra, anche se in generale i valori esatti dipendono in qualche modo dalla temperatura effettiva del stella ospite.

Finora, nel corso degli ultimi 4 anni di missione sono stati identificati dal satellite Kepler solo 9 pianeti di piccola taglia con un raggio inferiore al diametro terrestre nella zona abitabile o in prossimità di essa: stiamo parlando di Kepler-62e, Kepler-62f, Kepler-186f, Kepler-283c, Kepler-296e, Kepler-296f, Kepler-438b, Kepler-440b e Kepler-442b. Dalla nuova missione di Kepler, denominata K2, si è aggiunto K2-3d un piccolo pianeta che si trova nella parte interna della fascia abitale.

La maggior parte di questi pianeti di piccola taglia vanno al di là dei metodi di identificazione Doppler e non possono essere confermati indipendentemente dalle velocità radiali, perciò essi devono essere validati per via statistica. Le survey Doppler hanno avuto successo solo per una manciata di stelle vicine molto brillanti e fredde, dove la zona abitabile è più vicina alla stella. Questi corpi celesti, probabilmente rocciosi, includono GJ 163c, GJ 667 Cc, HD 40307g, Kapteyn b e GJ 832c.
Ad ogni modo, lo scopo principale della missione Kepler è quello di determinare la frequenza e la distribuzione di pianeti terrestri nella zona abitabile nel caso di stelle come il Sole.

La scoperta di Kepler-452b, annunciata dalla NASA lo scorso 23 Luglio, è stata fatta a Maggio del 2014 durante un test (codice 9.2) del team Kepler Science Operations Center (SOC) quando Joseph D. Twicken della NASA, e dell’Istituto SETI, stava ispezionando alcuni dati per determinare l’attendibilità dell’identificazione dei pianeti più piccoli. L’oggetto, che si trova a 1400 anni-luce nella costellazione del Cigno, è poco più grande della Terra, con un raggio pari a 1,63 raggi terrestri, e orbita attorno ad una stella di tipo spettrale G2, simile al Sole, con un periodo di rivoluzione pari a 384,843 giorni (il 5% maggiore di quello terrestre) il più lungo per un esopianeta rivelato col metodo del transito. Inoltre, la probabilità che il pianeta abbia una composizione rocciosa cade nell’intervallo 49%-62%. La stella ha una temperatura effettiva di 5757 K. Situato ad una distanza media di 1,046 unità astronomiche dalla sua stella ospite (il 5% in più rispetto alla distanza della Terra dal Sole), Kepler-452b si trova ben all’interno della fascia di abitabilità ottimistica, dove riceve il 10% di radiazione in più rispetto a quella che riceve oggi la Terra dal Sole, e leggermente al di fuori della “zona abitabile conservativa” (definita da una regione dello spazio in cui si avrebbe un effetto serra incontrollato ad una in cui l’effetto serra risulterebbe massimo).

La stella è leggermente più grande (1,11 raggi solari, cioè 10% più grande rispetto al Sole e 20% più brillante) e più vecchia del Sole (circa 6 miliardi di anni). Molto probabilmente, Kepler-452b è rimasto sempre nella zona abitabile e qui dovrebbe rimanere ancora per circa 3 miliardi di anni. Il pianeta è stato rivelato ad un livello di 9,7 σ (deviazione standard), ben al di sopra del limite di 7,1 σ, e ha passato tutta una serie di controlli di consistenza imposti dalla componente Transiting Planet Search (TPS) del SOC. Anche la curva di luce, che mostra un periodo del transito planetario sul disco stellare di 10,5 ore, è stata soggetta ad una serie di verifiche utilizzando il cosiddetto “modulo di validazione dei dati”.

Questa scoperta assieme all’introduzione di altri 11 nuovi corpi celesti candidati di piccole dimensioni e che si trovano nella zona abitabile segnano un’altra pietra miliare nel cammino verso la ricerca di un’altra “Terra”. La conferma di Kepler-452b porta a 1030 il numero degli esopianeti confermati. “In occasione del 20° anniversario della scoperta di un esopianeta che ci ha dato la prova dell’esistenza di altri mondi, il satellite Kepler ha trovato un pianeta in orbita attorno ad una stella che ricorda molto da vicino il sistema Terra-Sole”, ha dichiarato John Grunsfeld amministratore associato del Science Mission Directorate della NASA con sede a Washington. “Questo risultato alquanto eccitante ci porta un passo ancora più vicino verso la scoperta di una Terra 2.0”. Kepler-452b è circa il 60% più grande della Terra e viene classificato dagli esperti come “super-Terra”. Mentre la sua massa e composizione non sono state ancora determinate, studi precedenti suggeriscono che quei corpi celesti delle dimensioni di Kepler-452b hanno buone possibilità di avere una superficie rocciosa. “Possiamo pensare a Kepler-452b come una sorta di ‘cugino più vecchio e più grande’ della Terra che offre una grande opportunità per comprendere l’evoluzione dell’ambiente terrestre”, ha detto Jon Jenkins, che ha guidato il team di ricercatori e l’analisi dei dati di Kepler presso l’Ames Research Center della NASA a Moffett Field, in California. “Fa davvero senso pensare che questo pianeta abbia trascorso 6 miliardi di anni nella zona abitabile della sua stella, un periodo più lungo rispetto a quello della Terra. Ciò rappresenta una opportunità concreta per lo sviluppo della vita, perciò dovrebbero esistere tutte le condizioni e gli ingredienti necessari per l’esistenza di eventuali forme di vita su questo pianeta”.

Per confermare poi la scoperta e determinare meglio le proprietà fisiche del sistema stellare Kepler-452, gli scienziati hanno dovuto condurre una serie di osservazioni da terra con l’Osservatorio McDonald dell’University of Texas a Austin, l’Osservatorio Fred Lawrence Whipple a Mount Hopkins in Arizona e con l’Osservatorio W.M. Keck situato a Mauna Kea nelle Hawaii. Queste misure sono state di fondamentale importanza per confermare la natura planetaria di Kepler-452b e per meglio determinare la dimensione e la luminosità della sua stella ospite e, infine, per ricavare la dimensione del pianeta e la sua orbita.

Grazie all’analisi dei dati e alle osservazioni che sono state condotte da Maggio 2009 a Maggio 2013, oltre alla conferma di Kepler-452b i ricercatori hanno incrementato il numero di nuovi esopianeti-candidati di 521, il che aumenta la lista di candidati a 4696. Questi pianeti-candidati dovranno essere ulteriormente osservati e analizzati in modo da verificare che si tratta davvero di veri e propri pianeti. Dodici dei nuovi pianeti-candidati hanno un diametro compreso tra 1-2 volte quello della Terra e orbitano nelle rispettive zone abitabili. Di questi, nove orbitano attorno a stelle simili al Sole sia in termini di dimensione che di temperatura. “Siamo stati in grado di automatizzare completamente il nostro processo di identificazione di pianeti-candidati, il che significa che possiamo finalmente analizzare molto velocemente e uniformemente ogni segnale relativo al transito planetario nell’intero database di Kepler”, ha detto Jeff Coughlin, Kepler scientist presso il SETI Institute a Mountain View, in California, che ha guidato l’analisi dei dati relativa ad un nuovo catalogo di oggetti candidati-pianeti. “Ciò fornisce agli astronomi una popolazione statistica di pianeti-candidati che serve per determinare in maniera accurata il numero di pianeti di piccole dimensioni, possibilmente rocciosi come la Terra, e che sono presenti nella nostra galassia”. Questi risultati, che sono presentati nel settimo Kepler Candidate Catalog, sono derivati dai dati pubblici disponibili online presso l’archivio NASA Exoplanet Archive. Gli scienziati stanno ora creando l’ultimo catalogo basato sui dati dell’originaria missione quadriennale di Kepler. L’analisi finale sarà condotta attraverso l’uso di programmi sofisticati che sono estremamente sensibili ai segnali caratteristici associati al transito di pianeti di tipo terrestre.
Insomma, la presenza di numerosi pianeti di piccole dimensioni che esistono vicino o nella zona abitabile di stelle simili al Sole, particolarmente quelle di tipo spettrale G, rende difficile la determinazione della frequenza intrinseca di pianeti terrestri presenti nella nella zona abitabile. Ma Kepler-452b rappresenta un nuovo ingresso importante alla lista di questa categoria speciale di pianeti di piccola taglia proprio perchè si trova nella fascia abitabile di una stella di tipo G2. Gli scienziati sperano, quindi, che questa sia solo la di una lunga serie di sistemi planetari che saranno scoperti in un futuro prossimo.
NASA: NASA’s Kepler Mission Discovers Bigger, Older Cousin to Earth
arXiv: Discovery and Validation of Kepler-452b: A 1.6-Re Super Earth Exoplanet in the Habitable Zone of a G2 Star
3 pensieri riguardo “Kepler-452b, una scoperta nata per caso”
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