I punti rossi e verdi indicano la posizione delle nebulose planetarie il cui moto ha rivelato che Messier 87 è stata colpita recentemente da un’altra galassia, più piccola, che ora si è completamente fusa al suo interno. Gli oggetti in rosso si allontanano da noi, mentre quelli verdi si muovono verso di noi, rispetto alla galassia presa nel suo insieme. Credit: A. Longobardi (Max-Planck-Institut für extraterrestrische Physik)/C. Mihos (Case Western Reserve University)/ESO
La radiosorgente brillante 3C 219. L’oggetto al centro dell’immagine (color blu) è il suo nucleo attivo che viene alimentato dall’attività del buco nero supermassiccio. In rosso è mostrata l’emissione radio estesa. Le osservazioni in banda infrarossa di un campione completo di oggetti simili, che hanno un’età di circa 7 miliardi di anni, indicano che l’attività nucleare domina la luminosità della galassia, sebbene la formazione stellare sia attiva. Credit: NRAO and Parijskij et al.
Un gruppo di astronomi del Center for Astrophysics (CfA) di Harvard, ha utilizzato il telescopio spaziale Herschel per analizzare l’emissione infrarossa di 64 sorgenti radio/X brillanti che hanno un nucleo attivo e una massa stellare pari a più di 100 miliardi di masse solari. Lo scopo era quello di determinare quanta luminosità osservata in queste galassie è dovuta all’attività del nucleo attivo rispetto a quella causata dai processi di formazione stellare. La radiazione infrarossa è emessa dalla polvere che viene riscaldata da questi due processi e i dettagli dell’emissione, come ad esempio la sua temperatura tipica, possono fornire delle indicazioni importanti sui contributi relativi ai due processi. Continua a leggere La formazione stellare nelle galassie attive→
Immagine composita della galassia a spirale barrata NGC 1097. Misurando il moto di due molecole (HCO+ in rosso) e (HCN in verde/arancio), ALMA è stato in grado di determinare la massa del buco nero supermassiccio che risiede nel nucleo della galassia. I dati indicano un valore di 140 milioni di masse solari. Credit: ALMA (NRAO/ESO/NAOJ), K. Onishi; NASA/ESA Hubble Space Telescope, E. Sturdivant; NRAO/AUI/NSF
M32 è una piccola galassia satellite di Andromeda (M31). L’inserto è una combinazione di immagini radio/ottica/X di M32. Il color porpora diffuso è la luce visibile di M32. L’oggetto di color bianco è la regione centrale di M32 da dove proviene l’emissione radio e X. In rosso si nota l’emissione radio di alcuni oggetti tra cui una coppia presunta di nebulose planetarie (a sinistra) mentre in verde è mostrata la forte emissione X di un’altro oggetto. Credit: Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF; Yang et al.; NASA, ESA, Digitized Sky Survey 2 (Acknowledgement: Davide DeMartin).
Illustrazione della galassia distante CR7 osservata con il VLT. Si tratta della galassia di gran lunga più brillante mai trovata nell’Universo primordiale e reca evidenza della presenza, al suo interno, di esempi di stelle di prima generazione. La galassia è tre volte più brillante della galassia distante più brillante finora rivelata. Credit: ESO/M. Kornmesser
Grazie ad una serie di osservazioni realizzate con il telescopio VLT dell’ESO, gli astronomi hanno scoperto la galassia più brillante mai rivelata che presenta delle evidenze dell’esistenza di stelle di prima generazione. Questi oggetti massicci e brillanti, finora solo previsti delle teorie, hanno prodotto i primi elementi pesanti della storia, gli elementi necessari per forgiare le stelle oggi intorno a noi, i pianeti che le orbitano e la vita come la conosciamo. La nuova galassia, chiamata CR7, è tre volte più brillante della galassia distante più brillante nota finora.
Le evidenze delle eruzioni dovute al buco nero supermassiccio si notano nelle cavità, o bolle, che appaiono nel gas caldo che circonda le galassie emettendo raggi X. Credits: X-ray: NASA/CXC/SAO/S.Randall et al., Optical: SDSS
Grazie all’osservatorio NOEMA, gli astronomi hanno rivelato una regione molto attiva di formazione stellare nel sistema “Medusa merger” (NGC 4194). L’immagine a multifrequenza mostra l’occhio della Medusa (in arancione) situato proprio al di sotto del buco nero centrale (la zona bianca e verde a centro immagine). Credits: IRAM/NASA/ESA Hubble Space Telescope, Hubble Legacy Archive
L’emisfero settentrionale osservato dalla Sloan Digital Sky Survey. Si notano le scie di stelle molte delle quali si trovano all’interno della Via Lattea. Il cosiddetto “Palomar 5 stream” è quello più denso finora scoperto e rappresenta una sorta di calibratore di scala per studiare alcune proprietà della nostra galassia. Credit: Ana Bonaca
Cosa pensereste se il vostro medico vi dicesse che pesate tra 70 e 100 Kg? Con una bilancia possiamo fare molto meglio ma c’è un paziente per il quale ciò non è possibile: stiamo parlando della Via Lattea. Oggi, però, alcuni ricercatori del Dipartimento di Astronomia della Columbia University hanno sviluppato un nuovo metodo per ottenere una stima più precisa di quanto “pesa” la nostra galassia. Continua a leggere Come ti peso la Via Lattea→
La galassia NGC 6503 si trova in una posizione isolata, all’estremità di una regione dello spazio stranamente vuota chiamata Vuoto Locale. Credit: NASA, ESA, D. Calzetti (University of Massachusetts), H. Ford (Johns Hopkins University), and the Hubble Heritage Team
Immagine di ALMA di SDP.81 (archi color arancione attorno all’oggetto più brillante) sovrapposti su una immagine ripresa nel vicino infrarosso dal telescopio spaziale Hubble. L’inserto mostra un ingrandimento dell’immagine di ALMA (a sinistra) ed una simulazione prodotta dal modello (a destra). Si può notare come il modello descriva accuratamente l’anello di Einstein. Credit: Y. Tamura (The University of Tokyo)/ALMA (ESO/NAOJ/NRAO) National Astronomical Observatory of Japan
Grazie ad una serie di osservazioni alquanto dettagliate realizzate con l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), gli astronomi hanno individuato una galassia “mostruosa” ai confini dell’Universo osservabile. La scoperta è stata resa possibile grazie ad una sorta di “telescopio naturale”, ossia l’effetto della lente gravitazionale dovuta ad una galassia interposta lungo la linea di vista. I ricercatori hanno poi costruito un modello per simulare gli effetti previsti dalla relatività generale per studiare la distribuzione di enormi “incubatrici stellari” presenti nella galassia. I risultati suggeriscono, per la prima volta, l’esistenza di un buco nero supermassiccio nel cuore della galassia lente.