In questa immagine, ogni pannello rappresenta la simulazione di una diversa fase evolutiva dell’Universo che termina, nel pannello a destra, nel periodo odierno. Credit: K. Heitmann et al. 2015
In un recente articolo, pubblicato su Astrophysical Journal Supplement Series, un gruppo di ricercatori guidati da Katrin Heitmann del Computation Institute presso l’Argonne National Laboratory presenta i risultati della simulazione cosmologica più grande attualmente costruita: stiamo parlando della cosiddetta Q Continuum Simulation. Partendo da un volume di 1300 Mpc3, questa simulazione massiva a N-corpi descrive l’evoluzione di oltre la metà di un trilione di particelle man mano che si addensano essendo soggette alla reciproca attrazione gravitazionale, simulando così l’evoluzione dell’Universo nel corso di 13,8 miliardi di anni. Le simulazioni cosmologiche, come questa, sono di vitale importanza per comprendere le osservazioni, studiare i processi di analisi dei dati, investigare le capacità delle future missioni osservative e molto altro.
NGC 6565, nota anche come ESO 456-70, è una nebulosa planetaria situata a circa 14000 anni-luce nella costellazione del Sagittario. I colori e la stessa nebulosa risultano da un corpo di gas che si sono formati dai venti stellari che hanno spazzato via gli strati più esterni della stella. Credit: credit: ESA/Hubble & NASA, Matej Novak
I secondi finali della vita di una stella massiccia catturati in 3D. E’ la prima volta che un modello tridimensionale di questo tipo di stelle viene costruito e potrebbe portare ad una migliore comprensione sul perchè queste stelle diventano supernovae. Credit: S.M. Couch
Mappa radio di BL Lac a 15 GHz ottenuta con il VLBA. I singoli frame dell’animazione sono interpolati linearmente tra le singole immagini VLBA di diverse epoche. Credit: M. H. Cohen et al. 2015
L’immagine della galassia ESO 381-12 ripresa dal telescopio spaziale Hubble. Credit: NASA, ESA, P. Goudfrooij (STScI)
Una nuova immagine fornita dal telescopio spaziale Hubble ha permesso di fotografare gli inviluppi “spettrali” della galassia ESO 381-12. La struttura straordinariamente irregolare e gli ammassi di stelle che orbitano attorno alla galassia suggeriscono che ESO 381-12 possa essere stata parte di una drammatica collisione in un passato relativamente recente. Continua a leggere Una galassia ‘in fiore’→
Le magnetar sono tra gli oggetti più estremi dell’Universo. Sono estremamente compatte e hanno una massa come quella del Sole concentrata in un raggio di soli 10-20 Km. Il loro nome deriva dalla presenza degli elevati campi magnetici, i più potenti che conosciamo in natura. Credit: ESO
Gli astronomi prevedono tra qualche anno uno “scontro cosmico” tra un residuo stellare, ossia una stella di neutroni che ha le dimensioni di una città, e una delle stelle più brillanti della Via Lattea. I risultati di questo studio sono pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Immagine multi-colore della regione di cielo attorno all’oggetto ULX “X-1” (indicato dalla freccia) situato nella galassia nana Holmberg II, nella costellazione dell’Orsa Maggiore, alla distanza di 11 milioni di anni-luce. Credit: Special Astrophysical Observatory/ Hubble Space Telescope
Illustrazione del sistema stellare binario V404 Cygni. Il buco nero cattura la materia dalla stella compagna. Il materiale cade verso il buco nero e si accumula nel disco di accrescimento dove viene riscaldata fino a raggiungere temperature elevate emettendo radiazione nell’ottico, nell’UV e in banda X prima di essere risucchiata dal buco nero. Parte del materiale del disco non va a finire nel buco nero ma viene espulso nello spazio formando due getti relativistici. Credit: ESA/ATG medialab