Tutti sappiamo che l’acqua è di fondamentale importanza per lo sviluppo della vita sulla Terra ma è altrettanto importante per valutare la possibilità che la vita aliena si possa sviluppare su altri mondi. Identificare, perciò, la sorgente originaria di acqua sul nostro pianeta rappresenta una chiave di svolta non solo per capire come le condizioni ambientali nel corso del tempo sono state favorevoli per permettere l’evoluzione degli esseri viventi, ma anche per esplorare come questi processi possano esistere altrove nello spazio. Oggi, un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da L. Ilsedore Cleeves della University of Michigan suggerisce che gran parte dell’acqua presente nel Sistema Solare si è originata con ogni probabilità sottoforma di ghiaccio presente nello spazio interstellare. Continua a leggere L’origine dell’acqua nel Sistema Solare→
Il 27 Dicembre 2004, una particolare stella di neutroni denominata con la sigla SGR 1806–20, situata a circa 50.000 anni-luce nella costellazione del Sagittario, produsse una intensa emissione di radiazione che si propagò fino a raggiungere la Terra al punto da interagire con la magnetosfera. L’evento fu di notevole interesse poiché gli astronomi furono testimoni per la prima volta del fatto che un oggetto situato al di fuori del Sistema Solare potesse influenzare direttamente il nostro pianeta. I gamma-ray burst (GRB), o lampi gamma, sono gli eventi più energetici che conosciamo. Nonostante il brillamento registrato da SGR 1806 -20 fosse relativamente mite, ce lo ricordiamo come un cattivo esempio dato che la vita sulla Terra è potenzialmente minacciata da eventi di inimmaginabile potenza. Ma qui arriva il punto: si ritiene che i GRB siano molto più comuni in alcune regioni dell’Universo che in altre. Ciò implica che alcune zone dello spazio cosmico siano decisamente inospitali per eventuali forme di vita. La domanda è: dove sono localizzate queste regioni e quali limiti esse pongono per un eventuale sviluppo di forme di vita? Oggi, Tsvi Piran della Hebrew University in Gerusalemme e Raul Jimenez presso la Harvard University a Cambridge hanno realizzato una serie di studi mirati a determinare quali regioni dell’Universo possano essere considerate “pericolose” a causa dei GRB. I risultati ottenuti forniscono, per la prima volta, una sorta di “mappatura delle zone abitabili” dell’intero Universo. Continua a leggere La minaccia dei GRB e le ‘zone abitabili’ dell’Universo→
Nel corso di questi anni, l’astrobiologia ci ha rivelato tante scoperte sia sul nostro pianeta che in generale sul Sistema Solare. Oggi sappiamo che esistono organismi viventi che prosperano in ambienti difficili qui sulla Terra rispetto a quanto potevamo immaginare in precedenza. Non solo, ma la biodiversità dei microorganismi e le forme di vita estremofile sono numerosi e presenti ovunque. Continua a leggere Congress Astrobiology Symposium at NASA/Library→
Mai come oggi, l’umanità si trova “vicina” alla soglia della rivelazione di segni di vita extraterrestre su altri mondi. Lo studio delle atmosfere planetarie può rappresentare un ottimo strumento d’indagine per identificare alcuni gas come l’ossigeno ed il metano che possono esistere solamente se vengono riforniti da forme di vita semplici, come ad esempio i microrganismi. E le civiltà avanzate? Potrebbero produrre dei segni identificativi della loro presenza?
Christopher McKay, uno scienziato della NASA ha compilato una sorta di “lista di controllo” che riguarda l’abitabilità dei pianeti o di altri corpi celesti che appartengono al Sistema Solare o ad altri sistemi planetari. Nel suo articolo, lo scienziato mette in evidenza i vari modi attraverso i quali la vita si può sviluppare su altri mondi, siano essi pianeti o lune. Gli studi effettuati finora suggeriscono che la vita può emergere anche in condizioni estreme. Dunque sembra logico pensare che ciò che definiamo “condizioni adatte per lo sviluppo della vita” possano esistere in altri ambienti nello spazio. Certamente, non tutte le forme di vita richiedono le stesse condizioni dato che la maggior parte di esse che vediamo, ad esempio, qui sulla Terra possono sopravvivere e addirittura prosperare in ambienti estremi.