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Verso le origini del tempo cosmico

Un ultimo e ambizioso progetto vede ancora come protagonista il telescopio spaziale Hubble che permetterà ai cosmologi di esplorare i confini dell’Universo in cinque direzioni allo scopo di studiare la formazione delle prime stelle e l’evoluzione delle galassie. Utilizzando una quantità di tempo dedicato alle osservazioni, il programma Hubble Multi-Cycle Treasury Program realizzerà le fotografie di più di 250.000 galassie distanti fornendo agli astronomi una visione molto più dettagliata delle struttura delle galassie e del modo con cui si sono assemblate, per così dire, nel corso del primo terzo di tempo cosmico. “Si tratta di uno sforzo tale che permetterà di utilizzare il telescopio al massimo delle sue capacità fornendoci un insieme di dati senza precedenti per parecchio tempo“, spiega Sandra Faber investigatore principale presso l’Università della California a Santa Cruz.

Altri fini del progetto riguarderanno la ricerca di dati cruciali per capire le fasi iniziali della formazione dei buchi neri supermassicci e l’identificazione di supernovae distanti che sono fondamentali per studiare l’energia scura e l’espansione accelerata dell’Universo. Tutto ciò sarà possibile grazie alla potente camera a raggi infrarossi, cioè la Wide Field Camera 3 (WFC3), così come quella dedicata alle survey del cielo, l’Advanced Camera for Surveys (ACS). Al programma, che coinvolge un elevato numero di ricercatori a livello internazionale, è stato assegnato un tempo di osservazione pari a oltre 900 orbite, e rappresenta uno dei tre principali progetti che sono stati selezionati per l’Hubble Multi-Cycle Treasury Program. Il tempo dedicato alle osservazioni, equivalente a circa 3 mesi e mezzo, sarà distribuito nei prossimi due o tre anni. Hubble permette di andare indietro nel tempo dato che raccoglie la luce che ha viaggiato nello spazio per miliardi di anni. La prossima survey è stata progettata per osservare le galassie fino a distanze che corrispondono ad un intervallo di tempo cosmico da circa 600.000 fino a 4 miliardi di anni dopo il Big-Bang. “Vogliamo spingerci sempre più indietro nel tempo e vedere cosa stavano facendo, per così dire, le galassie e i buchi neri a quelle epoche” dice Faber. “E’ importante osservare regioni di spazio differenti dato che l’Universo appare caratterizzato da tante zone di addensamento della materia in modo da avere una visione più globale“.

Faber e i suoi collaboratori si aspettano i primi dati entro la fine del 2010 e, senza alcun dubbio, essi terranno occupati gli astronomi almeno per diversi anni. “Siamo molto eccitati non solo per le 900 orbite ma anche per ciò che la nuova camera ad infrarossi può fare. Sarà proprio impressionante ciò che riuscirà a vedere” conclude Faber.