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LIGO, speculazioni su una presunta ‘scoperta’

Questi sono giorni abbastanza caldi, si fa per dire, perchè ci stiamo avvicinando al D-Day. Infatti, il prossimo giovedì 11 Febbraio potrebbe segnare una data significativa nella storia della scienza poichè i ricercartori che lavorano all’esperimento Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) potrebbero annunciare una grande notizia: stiamo parlando della rivelazione sperimentale delle onde gravitazionali, una delle predizioni più spettacolari della teoria della relatività generale Continua a leggere LIGO, speculazioni su una presunta ‘scoperta’

Nasty 1, una stella unica osservata da Hubble

L’immagine illustra il disco di gas che circonda una stella di Wolf-Rayet (mostrata al centro). Una stella compagna sta attirando a sé gli strati esterni della Wolf-Rayet, come mostra il ponte di materiale brillante che collega le due stelle. Questo atto di cannibalismo stellare espone il nucleo di elio della stella massiccia. Parte del materiale, tuttavia, si disperde nello spazio formando un enorme disco che non è mai stato osservato finora. Credit: NASA, ESA e G. Bacon (STScI)

Grazie ad una serie di osservazioni condotte con il telescopio spaziale Hubble, un gruppo di astronomi ha scoperto nuovi, sorprendenti indizi su una stella massiccia che sta invecchiando rapidamente. Soprannominata “Nasty 1”, da un gioco di parole che deriva dalla sigla NaSt1 con cui è classificata nel catalogo che prende il nome dalle prime due lettere di ciascuno dei due astronomi che la scoprirono nel 1963, Jason Nassau e Charles Stephenson, la stella ha mostrato un comportamento talmente strano rispetto alle altre stelle della Via Lattea. Nasty 1 potrebbe rappresentare una fase transitoria dell’evoluzione delle stelle molto massicce. I risultati appariranno su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Continua a leggere Nasty 1, una stella unica osservata da Hubble

L’emissione di onde gravitazionali dal merging di due buchi neri

Un gruppo di ricercatori della Scuola di Fisica e Astronomia dell’Università di Cardiff hanno costruito un modello che permetterà agli scienziati di rivelare centinaia di buchi neri presenti nello spazio cosmico. Gli astronomi sperano che il loro modello sarà di fondamentale importanza per rivelare quelle deboli “ondulazioni” dello spaziotempo causate dalla collisione (merging) di due buchi neri: stiamo parlando delle onde gravitazionali. Continua a leggere L’emissione di onde gravitazionali dal merging di due buchi neri

Il lensing gravitazionale di una coppia di buchi neri

Una settimana fa, ho pubblicato un post relativo alla simulazione più realistica mai realizzata di “Gargantua”, il buco nero protagonista di Interstellar, oggi nelle sale cinematografiche. E allora proviamo ad andare oltre, cercando di capire cosa succede se prendiamo due buchi neri e li facciamo interagire, realizzando cioè una simulazione che ci permetta di vedere come viene deformato lo spaziotempo attorno al sistema binario.

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ALMA osserva una coppia peculiare di dischi protoplanetari

Una serie di osservazioni realizzate con ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) hanno permesso di trovare una coppia peculiare di dischi circumstellari disallineati che circondano le stelle giovani del sistema binario HK Tauri. Questi risultati non solo ci forniscono preziosi indizi sulla formazione dei dischi protoplanetari nelle stelle doppie ma ci spiegano come mai così tanti esopianeti, a differenza di quelli del Sistema Solare, finiscono con l’avere orbite molto strane, eccentriche o inclinate.

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NGC 2441, echi luce da SN 1995E?

La supernova SN 1995E osservata da Hubble nella galassia a spirale NGC 2441. Credit: NASA/ESA/HST

NGC 2441 è una galassia a spirale brillante che si trova nella costellazione della Giraffa a 180 milioni di anni-luce. In questa galassia, il telescopio spaziale Hubble ha osservato una supernova alquanto intrigante, SN 1995E, che è visibile come un puntino in uno dei bracci a spirale.  Continua a leggere NGC 2441, echi luce da SN 1995E?

Un, due, tre stella….anzi no, buco nero!

Helical jets from one supermassive black hole caused by a very closely orbiting companion (see blue dots). The third black hole is part of the system, but farther away and therefore emits relatively straight jets. Credit: Roger Deane (large image); NASA Goddard (inset bottom left; modified from original)

Un gruppo di ricercatori guidati da Roger Dean della University of Cape Town in collaborazione con il gruppo dell’University of Cambridge hanno esaminato sei sistemi dove si riteneva esistessero due buchi neri supermassicci. Il fatto sorprendente è che uno di questi sistemi, che si trova in una galassia distante più di 4 miliardi di anni-luce, contiene ben tre buchi neri supermassicci due dei quali orbitano uno attorno all’altro come nel caso di un sistema stellare binario. La scoperta indica che siamo di fronte alla configurazione più stretta ed estrema ad oggi nota e che non si tratta di un caso raro. Questo trio di buchi neri potrebbe fornire preziosi indizi per lo studio delle onde gravitazionali, cioè quelle perturbazioni dello spaziotempo previste dalla relatività generale. Le osservazioni sono state realizzate con la tecnica dell’interferometria a lunghissima linea di base (VLBI) il cui potere esplorativo ci permette di vedere dritti in profondità nel cuore delle galassie.

University of Cambridge: Black hole trio holds promise for gravity wave hunt 

Nature: A close-pair binary in a distant triple supermassive black hole system

arXiv: A close-pair binary in a distant triple supermassive black-hole system

4U 1954+319, una stella di neutroni che ruota molto lentamente

Le stelle di neutroni appartengono alla categoria degli oggetti più esotici dell’Universo. Esse si formano dall’esplosione di stelle di grande massa il cui residuo finale produce un oggetto estremamente denso e compatto racchiuso in una sfera di qualche decina di chilometri di diametro. Continua a leggere 4U 1954+319, una stella di neutroni che ruota molto lentamente

La molteplicità delle stelle massicce

Le stelle di “grossa taglia” si trovano raramente isolate. E’ quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di astronomi dell’Università di Bochum, in Germania, grazie ad una serie di osservazioni realizzate mediante l’osservatorio della Ruhr-Universität Bochum (RUB) situato in Cile, a circa 20 Km dal Very Large Telescope (VLT) dell’ESO. Per diversi anni, gli scienziati hanno osservato circa 800 stelle che hanno una massa alcune centinaia di volte superiore a quella del Sole trovando che più del 90 percento appartengono a sistemi binari o multipli. Questi risultati supportano una teoria secondo la quale le stelle di grande massa si formano quasi sempre in coppie.

RUB: The sky is more crowded than we thought

arXiv: The Multiplicity of High-Mass Stars