Gli studi effettuati sul nostro Sistema Solare non ci permettono di arrivare a conclusioni certe in merito alle caratteristiche che esso può avere in comune, o meno, con gli altri sistemi planetari. Tuttavia, da quando la NASA nel 2009 ha messo in orbita il satellite Kepler, le cose stanno cambiando e oggi abbiamo una lista di oltre 4.000 esopianeti nella lista dei candidati. Si tratta di una prima indagine che ha lo scopo di rispondere ad una serie di domande aperte come, ad esempio, la seguente: sono più comuni i pianeti giganti e gassosi come Giove o Saturno oppure sono più rari i pianeti tipo terrestre?
Nonostante esistano dei dubbi sull’esistenza di un “pianeta X” al di là di Plutone, oggi le incertezze sembrano svanite perchè secondo un gruppo di ricercatori spagnoli ci sarebbero ben due pianeti super giganti “nascosti”, per così dire, nelle regioni più esterne del nostro Sistema Solare. Continua a leggere Due presunti ‘giganti’ al di là di Plutone→
Grazie ad una serie di osservazioni condotte con i telescopi spaziali XMM-Newton, Swift e MAXI gli astronomi sono stati in grado di identificare il ‘risveglio’ di un buco nero situato a circa 47 milioni di anni-luce nella galassia NGC 4845. Il buco nero si sta ‘cibando’, per così dire, di un oggetto stellare di piccola massa, probabilmente una nana bruna o un pianeta gigante gassoso, che si trova nelle sue immediate vicinanze. Un destino simile accadrà verso la metà del 2013 ad una nube di gas che si sta avvicinando al buco nero della Via Lattea, un fenomeno molto raro che permetterà per la prima volta di osservare in azione un buco nero mentre cattura, quasi in tempo reale, la materia che si trova nello spazio circostante (post).
La scoperta, che è avvenuta grazie alle misure dell’elevato flusso di radiazione (flare) nella banda dei raggi-X, è stata completamente una sorpresa dato che la galassia è rimasta inattiva per almeno 20-30 anni. Analizzando il flare, i ricercatori hanno potuto studiare la struttura del disco di accrescimento che circonda il buco nero e stimare così la massa dell’oggetto che rappresenta il ‘pasto’ trovando dei valori pari a 14-30 masse gioviane, consistenti con l’intervallo della massa delle nane brune che sono stelle mancate dato che non sono così massicce da iniziare il ciclo di fusione dell’idrogeno come avviene per le stelle. La massa del buco nero viene stimata attorno a 300 mila volte quella del Sole e sembra stia ‘giocando’, per così dire, con il suo ‘cibo’: infatti, gli astronomi hanno misurato un ritardo di 2-3 mesi tra il momento in cui l’oggetto è stato disintegrato e il periodo durante il quale il buco nero si è rifornito dei suoi resti che ammontano a circa il 10% della massa totale. Questi particolari eventi sono importanti per capire di più ciò che accade a oggetti di forme e dimensioni diverse quando si trovano nelle immediate vicinanze di un buco nero.
Grazie ai dati forniti dalla sonda Kepler, un gruppo di astronomi hanno annunciato di aver scoperto due nuovi sistemi planetari ‘circumbinari’, caratterizzati cioè da pianeti che orbitano attorno a due stelle. La scoperta mette in evidenza il fatto che tali sistemi planetari con due soli non sono rare eccezioni, piuttosto essi sono alquanto comuni nella Via Lattea [press release].
I due nuovi sistemi planetari, denominati con le sigle Kepler-34b e Kepler-35b, orbitano attorno ad un sistema stellare binario. Nonostante l’esistenza di questi sistemi stellari doppi dotati di pianeti sia stata a lungo prevista, tutto ciò è rimasto solo teoria fino alla scoperta del sistema Kepler-16b lo scorso Settembre 2011. Si tratta comunque di pianeti giganti gassosi simili a Giove in dimensione anche se sono meno massicci: in particolare, Kepler-34b è circa 24% più piccolo, possiede una massa che è circa 78% inferiore e orbita attorno ai due soli in circa 288 giorni; Kepler-35b è circa 26% più piccolo di Giove, ha una massa circa 88% inferiore e completa un’orbita in circa 131 giorni. Infine, gli astronomi ritengono che i pianeti siano principalmente composti di idrogeno e che la temperature siano troppo elevate per ospitare eventuali forme di vita aliena.