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Nuove molecole attorno a stelle vecchie

Una serie di osservazioni realizzate con il satellite Herschel dell’ESA hanno permesso agli astronomi di individuare alcune molecole fondamentali per la formazione dell’acqua. Quando le stelle di piccola e media taglia, come il Sole, si avvicinano alle fasi finali dell’evoluzione stellare, per poi diventare sempre più dense una volta raggiunto lo stadio di nana bianca, esse spazzano via nel mezzo interstellare gli strati più esterni di polvere e gas creando una sorta di complicatissimo “caleidoscopio” noto come nebulosa planetaria.
ESA: New molecules around old stars
arXiv: Herschel Planetary Nebula Survey (HerPlaNS) – First Detection of OH+ in Planetary Nebulae
Oceani su mondi alieni

Credit: NASA
Rivelare l’acqua sulla superficie di un pianeta extrasolare sta diventando una priorità per la ricerca dato che, almeno per quanto ne sappiamo, essa rappresenta un elemento essenziale per l’abitabilità di un pianeta. Oggi, un nuovo studio esamina la possibilità che la riflettività della superficie di un mondo alieno possa essere interpretata come una chiara evidenza della presenza di oceani.
Gli scienziati che si occupano di scienze planetarie stanno sviluppando tutta una serie di metodi per rivelare la presenza di acqua sulla superficie di un esopianeta, visto ormai il grande numero di oggetti che orbitano nella cosiddetta “zona abitabile” dove si ritiene che l’acqua possa esistere allo stato liquido. Uno di questi metodi si basa sulla riflessione speculare, nota anche come “luccichio” (glint), simile a quello dovuto alla riflessione della luce solare sulla superficie di un lago o di un mare. Ora, la presenza di oceani sulla superficie di un pianeta alieno può determinare una riflettività apparente, nota come albedo. Secondo questo metodo, non è necessario osservare l’intero “disco” del pianeta, cioè quando esso riflette la luce in maniera simile a quella che viene riflessa dal nostro satellite naturale durante la fase di Luna piena, bensì è possibile rivelare la riflettività della superficie anche durante una fase parziale della sua orbita, per esempio durante la fase crescente. In questo caso ci si aspetta, secondo i calcoli eseguiti da Nicolas Cowan della Northwestern University, che l’albedo aumenti, un segnale che potrebbe indicare la reale presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta.
ArXiv: A false positive for ocean glint on exoplanets: The latitude-abedo effect