In occasione dell’anniversario della nascita del grande fisico e matematico austriaco Erwin Schrödinger, si è svolto in questi giorni presso l’IBM Watson Research Center, Yorktown Heights (New York) un interessante convegno che ha visto la partecipazione di alcuni fisici teorici di fama mondiale. Gli argomenti sono stati centrati attorno alle eventuali correlazioni tra le funzioni d’onda e le osservabili quantistiche, introdotte da Schrödinger, con il mondo materiale che fa parte della nostra realtà quotidiana.
Quando possiamo definire classico uno stato quantico? E poi, questa definizione può essere fatta attraverso metodi statistici oppure occorrono considerazioni di tipo dinamico? Quali proprietà della dinamica producono e preservano uno stato classico per lungo tempo? Quanta informazione può registrare un sistema quantico del suo passato prima che diventi, per così dire, saturo per non ricordare più nulla e, soprattutto, cosa accade dopo? Come è collegato un sistema classico con la complessità e, in particolare, con l’emergere dei ragionamenti antropici in cosmologia? Ed infine, come avvengono le fluttuazioni di un sistema quantistico, ad esempio quelle che caratterizzano uno stato termico? Queste, ed altre, le domande complesse e affascinanti a cui hanno tentato di dare delle risposte alcuni scienziati del calibro di Scott Aaronson, Charles Bennett, Sean Carroll, Jim Hartle, Adrian Kent, Ken Olum, Don Page, Tom Siegfried, Graeme Smith, Mark Srednicki, Wojciech Zurek, Michael Zwolak e Jess Riedel che hanno partecipato al convegno dal titolo “Quantum Foundations of a Classical Universe“.